
Oggi ho fatto l'ennesimo colloquio diciamo di "lavoro", ovvero ho mostrato per l'ennesima volta le mie tavole e la risposta è stata non sei nello stile della serie. La risposta ci stà tutta per carità, il mio stile ancora non è abbastanza realistico. Ragionando ho capito che quello che occorre è uno stile come questo quà sopra...come?...sì è un fotoromanzo...e non và bene?...ok lo decalco anzi piglio e me lo faccio decalcare da un'altro può farlo, chiunque così io posso fare un altro lavoro magari serio e che permetta di vivere.
Scusa? Si mangio anche io, si pago anche l'affitto e a Milano costa caro... Sono sardo è vero ma a Milano son venuto per lavorare nel fumetto.
Comunque il problema non è lo stile realistico ma è l'alternativa che non esiste, o meglio esiste ma spesso non è remunerata.
Questo è quello che ho mostrato...

E' vero non è realistico come una foto però è sicuramente un fumetto...
"Il pubblico non capisce" sento dire sempre più spesso dagli addetti ai lavori, mentre il pubblico mi dice" si bello ma io quello stile non lo capisco".
NON LO CAPISCI????? Magari ti piace Picasso o Matisse ma perchè nel fumetto ricerchi il fotoromanzo??? Forse non ci rendiamo abbastanza conto ma le poche e coraggiose iniziative editoriali originali "ITALIANE" stanno morendo o vivono di grossi stenti.
Per quanto mi riguarda ho fatto notevoli progressi da quando disegno fumetto dedicando più tempo ma chi mi pubblica? Dov'è l'alternativa? Ringrazio L'Insonne e Giuseppe Di Bernardo per l'opportunità che mi dà di pubblicare ma lui conosce anche meglio di me le problematiche di gestire un personaggio che non ha una grossa distribuzione alle spalle.
Mi sento dire sei bravo ma il tuo stile non và bene...adatto lo stile alla casa editrice ma nulla...sperimentando si rischia di essere bandito dall'ambito professionale...come si chiama quel disegnatore? AmedeoModigliani ma disegna malissimo fà tutti i colli lunghi BLA'!!!
Ho iniziato tardi a lavorare sul fumetto perchè sono povero, ebbene si arrivo da una famiglia povera di un paese della Sardegna che si chiama Selargius (povero), sono arrivato a Milano e son riuscito a fare il fumetto facendo anche un altro lavoro (quindi rimanendo povero) per quanto la strada sembri semplice per chi non possiede le spalle coperte assicuro che è un bucio di culo della.... scusate il francesismo.
Molti amici che lavorano nel campo artistico stanno fuggendo all'estero per lavorare e vi giuro che spesso ci penso anche io...
L'Italia è in una crisi che è molto più che solo economica, è in crisi di sentimenti, di sogni, di ricerca e di libertà e noi continuamo a parlare di quanto è triste la situazione ma siamo incapaci di reagire, siamo arrendevoli agli eventi e il fumetto vive di questa situazione di sopravvivenza che stà giorno per giorno degradando. Viviamo ancora di Manara e Crepax sono questi gli autori che vengono ripubblicati dalle riviste, Tex è redivivo; mi chino di fronte a questi autori ma dovè il futuro, non riusciamo più a comunicare con l'estero se non utilizzando i loro stili comunicativi, quanti italiani lavorano i Francia con lo stile francese?
Il fumetto vive di quella mentalità piatta e priva di cultura che caratterizza le classi dirigenti italiane, nelle stesse condizioni c'è il cinema la, la televisione e l'arte, la stessa pubblicità che tempo fà si avvaleva di nomi come Munari ora non propone altro che creatività a basso costo.
Non riusciamo più a fare della comunicazione una professione e chi la fà sono il soliti nomi.
Ribadisco non è una critica nei confronti delle scelte editoriali ma voglio dire ai lettori ampliate il campo visivo, leggete di tutto forse esistono dei Miller e dei Moore anche in Italia ma non riescono a far sentire la loro voce.
Infine dico che esistono delle realtà editoriali stimolanti e originali che mostrano una libertà che è fuori dai canoni e non parlo solo di fumetto autoriale ma anche commerciale...e per farvi un idea vi mostro degli esempi...e mi scuso con chi non cito...ma siamo tantissimi eh eh eh...
Giorgio Pontrelli: Detective Dante.

Claudio Stassi: Brancaccio.

E ora dopo quasto sfogo vi saluti e spero che di queste cose se ne parli anche nei luoghi deputati come fiere e manifestazioni...
A presto.