mercoledì 12 maggio 2010

Ma giochiamo o facciamo sul serio?

Il fumetto è diventato per me a tutti gli effetti una professione, questo mi porta a viverlo in maniera più critica, devo capire i suoi funzionamenti odierni e cercare di comprenderne l'evoluzione futura.

Dalla mia breve esperienza in questo campo e per il mio trascorso da lavoratore in altri campi mi rendo conto che il fumetto è un ambiente caratterizzato da una notevole impreparazione e scarsissima professionalità.
Naturalmente per dimostrare questo fatto posso fare degli esempi.

Il primo esempio mi riguarda da vicinio, vi ricordate questo articolo? QUI, Bene sappiate che da allora nulla si è più mosso, si è fatto cadere l'argomento e malgrado le mie numerose mail tutto tace.
Nemmeno i borbottoni prodi difensori di questo atteggiamento scorretto si sono fatti più sentire, ma siamo in Italia e per questo modo di fare ne pagheremo le conseguenze, se gia non le stiamo pagando. Se non fossimo in Italia si troverebbe una soluzione legale al problema, in questa nazione invece si tutela il DISONESTO.

Altro esempio è il caso di Carmine Di Giandomenico lo trovate QUI, di cosa si tratta? Semplicemente di un caso di plagio, anche se effettuato da un esordiente è comunque giunto ad essere pubblicato nella rivista Scuola Di Fumetto.
Il caso in se può essere risolto con delle semplici scuse e magari ammettendo da parte del disegnatore un'ignoranza dovuta al non essere professionista, il fatto che poi lavori dieci ore al giorno non lo scusa dal plagiare un altro disegnatore, io ne lavoravo 12 minimo, ma nelle mie prime pubblicazioni non ho plagiato nessuno.
Ma il problema naturalmente non è del disegnatore che ammette di aver fatto quello di cui è accusato (anche se penso non abbia compreso la reale gravità del fatto), ma quello che mi ha colpito è la risposta che viene data da Laura Scarpa, cito il commento nel Blog del disegnatore:

-io credo che in questo "fattaccio" tu ci perda, e anche noi, che abbiamo sbagliato guardando in modo affrettato (in questo caso io, lo ammetto) e non riconoscendo la copia "furto". Carmine può farlo notare, ma non offendersi: è stato trattato da maestro... anche se in un modo non auspicabile.
Sapzio sul prossimo numero ad entrambi.
Ma molta più accortezza da parte nostra.
Mai più copie ragazzi, sono sempre peggio dell'originale e di quello che fareste da soli!-

Ho trovato lodevole l'ammissione di responsabilità di Laura Scarpa (in Italia è caso raro) ma trovo che Carmine di Giandomenico può far notare il fatto e giustamente offendersi, ma potrebbe non fermarsi a questo, senza contare che alle spalle del lavoro dell'autore c'è una casa editrice che detiene dei diritti e può richiedere dei danni per plagio, penso che indignarsi glielo si debba concedere.
Non conosco personalmente Di Giandomenico ma è di certo un professionista e penso che come tale pretenda che si rispetti il suo lavoro dal punto di vista artistico e legale.
Il fumetto è o no una professione? Di Giandomenico ha lavorato su quelle tavole, ha investito tempo ed energie ed una casa editrice ha pagato i diritti per pubblicare il suo lavoro, io come autore sono consapevole di non poter copiare spudoratamente i suoi disegni perchè commetterei un reato di plagio, con coseguenti danni legali ed economici per me e per chi mi pubblica.
E' chiaro che sono a favore di una soluzione civile come quella di cui si fa carico Laura Scarpa, ma ritengo sia giusto sottolineare l'aspetto del diritto d'autore e della responsabilità che ha un autore in caso di pubblicazione.

Altro esempio è la carenza di preparazione di alcuni professionisti.
Mi spiace dirlo ma spesso leggo sul web tantissimi consigli e analisi fatte da persone che dimostrano di non conoscere l'argomento di cui si fanno esperti.
Come si può far crescere la professione fumetto quando alcuni professionisti non hanno la minima idea di cosa sia il diritto d'autore ad esempio. Ci sono autori che accettano i lavori senza nemmeno discutere i compensi o che vendono le tavole originali a prezzo inferiore rispetto al compenso ottenuto dai diritti di utilizzo (liberissimi di farlo). Poi ci sono i ritardatari nelle consegne, autori che si ritirano a lavoro in corso elargendo scuse come se fossero alle scuole elementari.
Ricordo ancora quando il mio Direttore di Scena (ciao Carelli) di fronte alle scuse sul mio ritardo a lavoro mi disse che non gliene fregava nulla, che tutti avevamo dei problemi e dovevo riuscire a non tardare ma potevo rimediare offrendo il caffè a tutti. Il mio ritardo sul lavoro danneggia tutti quelli che lavorano con me, non è accettabile a meno di una scusa davvero valida (la morte).

Non è solo un problema del fumetto (che in verità ne risente meno), in Italia il sistema è prevalentemente dettato dalla mediocrità, impreparazione e fatto di regole corporativiste e amicali unito al pettegolezzo da comari.

Essere professionisti implica una conoscenza tecnica, una preparazione culturale e una conoscenza dei diritti e dei doveri della professione.
Questo discorso è valido anche per le case editrice e per gli Editor.
Se un Editore pubblica un fumetto si assume le responsabilità sui contenuti e in caso si presentino dei problemi ne risponde direttamente, in seguito si rivarrà sull'autore.

Il discorso fila, ma nel fumetto quello che viene fuori, almeno sul Web, è un mondo dove la professione e suscettibile di critica da bar dello sport, dove ci si atteggia ad esperti quando fa comodo e appassionati e liberi pensatori quando si viene criticati e dove si discute di tecnica senza nemmeno avere la preparazione per poterlo fare.
Questo porta a considerare il fumetto una sottocultura dove è permesso improvvisare la professione come se fosse un gioco per tutti, dove capita di vedere autori trattati come ragazzini alle prime armi, criticati a prescindere dalle loro capacità e allo stesso tempo altri elogiati solo per la capacità di rendersi pubblicamente affabili.


E ora arriviamo a me, che mi frega?

Io sono convinto e lo ribadisco spesso che è ora che in Italia si affronti il problema di una mediocrità e impreparazione che sta prendendo sempre più spazio.
Questo calo di preparazione di chi fa la professione porta ad un abbassamento di livello di qualità e allo stesso tempo ad una minore ricchezza di contenuti che vanno a sfavore, nel caso del fumetto del lettore.


Forse è ora che cominciamo a prendere atto che se vogliamo fare i professionisti dobbiamo finirla di fare i ragazzini e crescere.

Riguardo a Scuola di Fumetto e a Laura Scarpa

Spezzo una lancia a favore, è una rivista a cui sono molto affezionato e che seguo da tempo.
Trovo che la rivista sia sempre stata importante per comprendere e discutere di fumetto e sono certo che l'errore sia sinceramente fatto senza volerlo, forse per causa delle tempistiche ai quale una rivista come questa è sottoposta.
Insomma dopo un numero così elevato di uscite un errore è concepibile.
Per dimostrare il mio affetto alla rivista:



A tutti gli esordienti consiglio di leggere ed inviare i propri lavori a Scuola di Fumetto ed evitare le scorciatoie, perchè prima o poi anche in Italia cambierà il vento e solo i capaci resteranno in piedi.

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