ciao Capitano!! e' evidente l'influenza che il mondo del teatro ha sul tuo lavoro e nello specifico in questa storia: dalla composizione della tavola a certe sequenze... grande! ^___^"
Scusa Fabiano ma vorrei farti notare questo post di Michele Medda che non mi trova d'accordo. Io ho apprezzato tantissimo la tua copertina, mi spiace per tutta questa polemica. Riccardo
Medda scrive:
"30 gennaio 2009
HO QUALCOSA NELL’OCCHIO
Hai un bel difendere la dignità del fumetto, quando poi i primi a farla a pezzi sono quelli che il fumetto lo fanno e quelli che lo leggono (e in particolare quelli che leggono con passione).
Due esempi nel giro di due giorni.
Il primo ha fatto molto parlare (e a quanto pare la polemica infuria ancora, mentre scrivo queste righe).
Il 27 gennaio la scrittrice Loredana Lipperini, nel suo blog, dice di trovare ripugnante la copertina del volume Il massacro del Circeo, scritto da Leonardo Valenti e illustrato da Fabiano Ambu.
coverCirceo
Non critica il libro, la Lipperini. Critica quell'illustrazione (utilizzata sia per la copertina che per la locandina della mostra). La trova non solo inadeguata a esprimere l’orrore di quel crimine, ma addirittura, in qualche modo, ammiccante. Il frutto di una subcultura maschilista che vede le donne soltanto come oggetti sessuali. (E in effetti il riferimento a quella illustrazione è inserito dalla Lipperini in un discorso più generale su una cultura maschilista che “occhieggia allo stupro”).
Apriti cielo. A partire dal blog di Roberto Recchioni (che scrive “io ho paura di Loredana Lipperini”) si scatena sulla giornalista un fuoco ad alzo zero di indignazione da parte dei fumettofili e dei fumettisti; che si stracciano le vesti indignati e parlano di censura, oscurantismo, e via dicendo. In un crescendo delirante si dirotta il discorso sulla libertà dell’arte (“che viene prima delle farneticazioni”, sentenzia l’autore dell'illustrazione contestata), ci si arrampica sugli specchi per dimostrare la validità artistica della copertina, e infine si accusa la Lipperini di essere incompetente, bigotta, moralista, una “liceale impazzita” e addirittura “inutile”. (La scrittrice può consolarsi, comunque: alla povera Tamara Donà, rea di avere detto in tivù che Leo Ortolani non sa disegnare, i nerd fumettofili avevano detto anche di peggio).
Tanta cagnara per non ammettere un fatto molto semplice: quella illustrazione è semplicemente brutta sul piano grafico, e inefficace nel trasmettere il dramma (purtroppo reale) delle vittime. È anche ammiccante? È realmente frutto di una subcultura maschilista al punto da risultare addirittura “ripugnante”? Non so. Forse no. O forse sì.
E se anche lo fosse… sarebbe proprio così squalificante ammetterlo? Chi scrive/disegna per lavoro produce centinaia di tavole. Saranno tutte capolavori? Saranno buone? Non può scapparne una semplicemente non riuscita? Qualcuna che si presti a essere fraintesa?
Cos’è che abbiamo, è la sindrome di Fonzie, che balbettava “Ho sb… sb…” e non riusciva a dire “Ho sbagliato”?
Un po’ di buonsenso, per fortuna, arriva da parte di Gipi. Gipi interviene nel blog di Recchioni con un intervento che mi sento di condividere, un richiamo alla responsabilità di chi scrive/disegna nell’affrontare determinati argomenti.
Perché qui c’è un discrimine che molti, a quanto pare, non vogliono vedere. In quel volume non si tratta di una storia di finzione, ma di cronaca. Donatella Colasanti e Rosaria Lopez non erano personaggi di un film rape & revenge come L’ultima casa a sinistra, ma persone reali. La vita di Rosaria Lopez è stata stroncata in quell’occasione. Quella della sua famiglia e di Donatella Colasanti sono state devastate giorno dopo giorno.
Suona così assurda la richiesta di fermarsi un attimo a riflettere? Di considerare che il fatto di operare in un medium ci dà qualche responsabilità? O il fatto che camminiamo nel solco tracciato da Alan Moore ci rende al di sopra di ogni critica?
Beh, è evidente che molti la pensano così. Evidentemente molti pensano che questo tipo di responsabilità non li riguardi."
Ciao Riccardo, sono palesemente in disaccordo, non tanto perchè l'articolo interessa il mio lavoro ma perchè sono contrario a qualsiasi moralismo e moralizzatore. Ormai si spara sulla croce rossa ma io parlo con il lavoro e i lettori sono abbastanza intelligenti da non giudicare i vari BLABLABLA. Poi Medda è uno sceneggiatore che a suo tempo mi sconsigliava di procedere con il fumetto e questo spiega in pratica che non possiede la divin ragione. Non entro in polemiche sterili e superficiali, poi trovo un pò sottotono le critiche tra professionisti che lavorano nello stesso campo. Ricordo ancora il post di Roberto Recchioni al riguardo: http://prontoallaresa.blogspot.com/2008/01/di-osti-e-osterie.html che mi trovava pienamente daccordo. E' inutile discutere con chi adora il suono delle propria voce. Insomma per me il giudizio di Clyde,di Melissa, di Medda o di Gipi hanno lo stesso valore in ambito pubblico, sono lettori, e non addetti al ruolo critico per cui certe affermazioni non hanno valore oggettivo e sono discutibili. Io sono sempre pronto a discutere i miei lavori e quelli altrui ma di sicuro non pubblicamente,trovo sia scorretto, quando capitano incontri o fiere dove ci si trova fra professionisti ho sempre espresso il mio punto di vista che giudico opinabile a prescindere. Non ambisco ad avere un Blog da accessi stratosferici,voglio crescere come autore e non come personaggio, sono sicuro di me e non mi occorre l'approvazione degli altri per sentirmi qualcuno. Insomma sono Fabiano Ambu e non devo dimostrarlo a nessuno.
6 commenti:
ciao Capitano!!
e' evidente l'influenza che il mondo del teatro ha sul tuo lavoro e nello specifico in questa storia: dalla composizione della tavola a certe sequenze... grande! ^___^"
P.S.: siamo pochi, ma saremo tantissimi! ;-DDD
Ehi, tra i lettori delle Storie del Capitano ci sono pure io! ^_^
Grazie Capitano!
sempre dense e cariche di pathos le tue storie! E ci sono delle tavole davvero bellissime.
Hai tutta la mia ammirazione :-)
ciaooo
Ehi! ehi!, non saremo troppi? Abbiamo anche la coautrice del fumetto incompreso "Partita carte con il diavolo... e il morto".
Un giorno qualcuno capirà quel fumetto ma di sicuro non sarò io a dirgli come.
Scusa Fabiano ma vorrei farti notare questo post di Michele Medda che non mi trova d'accordo. Io ho apprezzato tantissimo la tua copertina, mi spiace per tutta questa polemica. Riccardo
Medda scrive:
"30 gennaio 2009
HO QUALCOSA NELL’OCCHIO
Hai un bel difendere la dignità del fumetto, quando poi i primi a farla a pezzi sono quelli che il fumetto lo fanno e quelli che lo leggono (e in particolare quelli che leggono con passione).
Due esempi nel giro di due giorni.
Il primo ha fatto molto parlare (e a quanto pare la polemica infuria ancora, mentre scrivo queste righe).
Il 27 gennaio la scrittrice Loredana Lipperini, nel suo blog, dice di trovare ripugnante la copertina del volume Il massacro del Circeo, scritto da Leonardo Valenti e illustrato da Fabiano Ambu.
coverCirceo
Non critica il libro, la Lipperini. Critica quell'illustrazione (utilizzata sia per la copertina che per la locandina della mostra). La trova non solo inadeguata a esprimere l’orrore di quel crimine, ma addirittura, in qualche modo, ammiccante. Il frutto di una subcultura maschilista che vede le donne soltanto come oggetti sessuali. (E in effetti il riferimento a quella illustrazione è inserito dalla Lipperini in un discorso più generale su una cultura maschilista che “occhieggia allo stupro”).
Apriti cielo. A partire dal blog di Roberto Recchioni (che scrive “io ho paura di Loredana Lipperini”) si scatena sulla giornalista un fuoco ad alzo zero di indignazione da parte dei fumettofili e dei fumettisti; che si stracciano le vesti indignati e parlano di censura, oscurantismo, e via dicendo. In un crescendo delirante si dirotta il discorso sulla libertà dell’arte (“che viene prima delle farneticazioni”, sentenzia l’autore dell'illustrazione contestata), ci si arrampica sugli specchi per dimostrare la validità artistica della copertina, e infine si accusa la Lipperini di essere incompetente, bigotta, moralista, una “liceale impazzita” e addirittura “inutile”. (La scrittrice può consolarsi, comunque: alla povera Tamara Donà, rea di avere detto in tivù che Leo Ortolani non sa disegnare, i nerd fumettofili avevano detto anche di peggio).
Tanta cagnara per non ammettere un fatto molto semplice: quella illustrazione è semplicemente brutta sul piano grafico, e inefficace nel trasmettere il dramma (purtroppo reale) delle vittime.
È anche ammiccante? È realmente frutto di una subcultura maschilista al punto da risultare addirittura “ripugnante”? Non so. Forse no. O forse sì.
E se anche lo fosse… sarebbe proprio così squalificante ammetterlo? Chi scrive/disegna per lavoro produce centinaia di tavole. Saranno tutte capolavori? Saranno buone? Non può scapparne una semplicemente non riuscita? Qualcuna che si presti a essere fraintesa?
Cos’è che abbiamo, è la sindrome di Fonzie, che balbettava “Ho sb… sb…” e non riusciva a dire “Ho sbagliato”?
Un po’ di buonsenso, per fortuna, arriva da parte di Gipi. Gipi interviene nel blog di Recchioni con un intervento che mi sento di condividere, un richiamo alla responsabilità di chi scrive/disegna nell’affrontare determinati argomenti.
Perché qui c’è un discrimine che molti, a quanto pare, non vogliono vedere. In quel volume non si tratta di una storia di finzione, ma di cronaca. Donatella Colasanti e Rosaria Lopez non erano personaggi di un film rape & revenge come L’ultima casa a sinistra, ma persone reali. La vita di Rosaria Lopez è stata stroncata in quell’occasione. Quella della sua famiglia e di Donatella Colasanti sono state devastate giorno dopo giorno.
Suona così assurda la richiesta di fermarsi un attimo a riflettere? Di considerare che il fatto di operare in un medium ci dà qualche responsabilità? O il fatto che camminiamo nel solco tracciato da Alan Moore ci rende al di sopra di ogni critica?
Beh, è evidente che molti la pensano così. Evidentemente molti pensano che questo tipo di responsabilità non li riguardi."
Ciao Riccardo, sono palesemente in disaccordo, non tanto perchè l'articolo interessa il mio lavoro ma perchè sono contrario a qualsiasi moralismo e moralizzatore.
Ormai si spara sulla croce rossa ma io parlo con il lavoro e i lettori sono abbastanza intelligenti da non giudicare i vari BLABLABLA.
Poi Medda è uno sceneggiatore che a suo tempo mi sconsigliava di procedere con il fumetto e questo spiega in pratica che non possiede la divin ragione.
Non entro in polemiche sterili e superficiali, poi trovo un pò sottotono le critiche tra professionisti che lavorano nello stesso campo.
Ricordo ancora il post di Roberto Recchioni al riguardo:
http://prontoallaresa.blogspot.com/2008/01/di-osti-e-osterie.html
che mi trovava pienamente daccordo.
E' inutile discutere con chi adora il suono delle propria voce.
Insomma per me il giudizio di Clyde,di Melissa, di Medda o di Gipi hanno lo stesso valore in ambito pubblico, sono lettori, e non addetti al ruolo critico per cui certe affermazioni non hanno valore oggettivo e sono discutibili.
Io sono sempre pronto a discutere i miei lavori e quelli altrui ma di sicuro non pubblicamente,trovo sia scorretto, quando capitano incontri o fiere dove ci si trova fra professionisti ho sempre espresso il mio punto di vista che giudico opinabile a prescindere.
Non ambisco ad avere un Blog da accessi stratosferici,voglio crescere come autore e non come personaggio, sono sicuro di me e non mi occorre l'approvazione degli altri per sentirmi qualcuno.
Insomma sono Fabiano Ambu e non devo dimostrarlo a nessuno.
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